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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254915
Saltini, Guglielmo Enrico 14 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

armoniosissima sala eretta al primo piano ad uso della Società Filarmonica. Lasciò il Leoni anche molti altri disegni. Quelli di due teatri, che uno per la

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Firenze, come pure quelli bellissimi della Tribuna di Galileo, mostrano chiaramente come tutte le molte altre sue opere, quanto abbia gusto nel disegno

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Leopoldo I da valenti artisti toscani, ad imitazione di quelli fatti già da Michele Zummo di Sicilia; il primo che adoperasse la ceroplastica a

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Carlo, lavorò moltissime e stupende cere anatomiche non solo per i musei di Genova, Torino e Venezia, ma anche per quelli di Londra, di Svezia e d

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, specialmente nella reai Cappella, e quelli della SS. Annunziata e di Sant’Ambrogio; ed a porgere più adeguata idea di quella sua strana fantasia, basti dire che

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galleria de’ Pitti; e quelli della cupola della cappella medicea in San Lorenzo, che figurano storie del vecchio e del nuovo Testamento.

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in pènna, alcuni in dimensioni straordinarie, e con figure al vero; come il profeta Eliseo che maledice i fanciulli. Mirabilissimi poi quelli che sono

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Commedia. Quelli della cantica del Paradiso furono incisi a mezza macchia per la edizione del Dante dell’Ancora (Firenze, 1817). Disegnò pure assai

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alla grande Inghilterra, che ne ha ospitato alcuni saggi nel palazzo della Esposizione Internazionale di Londra, insieme con quelli delle altre

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di Angeli esultanti che inneggiano alla Madre di Dio (1847); dei restauri, quelli stupendi delle pitture giottesche nel palazzo del Potestà, ove ebbe

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San Francesco a Pisa, è opera tenuta tra le sue migliori. Ma quelli che gli varranno l'immortalità sono l’ombra di Samuele che appare a Saulle nella

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Passiamo ora agli artisti viventi, a quelli che operarono o tuttora si adoperano ad onore dell’arte italiana! Giuseppe COLLIGNON di Siena (n. 19

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progressi dell’arte, che oggi conta in Firenze, oltre quelli del R. Laboratorio, abili privati cultori. Nè vuolsi tacere, perchè sarebbe ingratitudine

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Tra quelli che intesero a maggior castigatezza nell’arte, fu Giuseppe Salvetti fiorentino (n. 1734, m. 1800), che più puro nello stile, più grave e

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